Feb 20, 2020 - Senza categoria    Comments Off on LA STORIA DELLA CERAMICA DI BURGIO DESCRITTA DA NELLA SEMINARA AL CUSCA DI LICATA

LA STORIA DELLA CERAMICA DI BURGIO DESCRITTA DA NELLA SEMINARA AL CUSCA DI LICATA

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Burgio è un centro agricolo di origini medioevali posto a un’altitudine di 317 metri.
Si trova in provincia di Agrigento da cui dista km 70.
Il primo insediamento si formò attorno ad un castello durante l’occupazione araba e ancora oggi mantiene, nel suo nucleo più antico, un impianto tipicamente medievale, anche se il Castello, detto dei Peralta, e la Chiesa Madre, di epoca normanna, sono i monumenti più antichi del suo centro storico. Altri siti monumentali sono: il Castello Agristìa, l’Eremo di San Adriano e il Santuario di Rifèsi, che si trovano nella riserva naturale adiacente al paese. Inoltre, il recente restauro del Convento dei Cappuccini ha consentito l’apertura del Museo delle Mummie.
Famosa come città della ceramica, Burgio vanta una secolare tradizione nell’arte delle maioliche e nella produzione delle campane di bronzo.
La fonderia di campane a Burgio, l’unica in Sicilia e una delle poche esistenti in Italia, è stata fondata dalla famiglia Virgadamo nel 1500.
Alle nuove generazioni è tramandata la passione per quest’arte che oggi è diventata un’attività artigianale e professionale.
La fonderia ha prodotto campane per secoli, destinate a tutto il mondo.
La famiglia dei Virgadamo è stata iscritta nell’albo d’oro per meriti professionali, nel Telamone di Agrigento e ha ottenuto diversi attestati e trofei.
Il signor Rocco Cacciabaudo ha dato il suo apporto alla continuazione di quest’arte campanaria aprendo, a Burgio, una propria fonderia.

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Il segreto delle ceramiche di Burgio, oltre a risiedere nella varietà delle materie prime disponibili, tra cui la pietra dura e l’argilla locale, sta nella maestria degli artigiani che, ancora oggi, lavorano nelle antiche botteghe producendo manufatti apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Già nel 1400 nella cittadina di Burgio si sfruttavano le cave di creta per la produzione di tegole e di mattoni stagnati.
La notizia che Burgio fosse una cittadina ideale per impiantare botteghe per la ricchezza delle materie prime reperibili in loco fu dapprima portata da alcuni maestri cordai che, da Caltagirone, venivano a vendere a Burgio le corde per l’allevamento degli animali.
Nel 1564 alcuni abitanti di Caltagirone, venuti a Burgio per vendere anche i loro manufatti in ceramica, cominciano a insediarsi in questa cittadina fino a costituire qui una propria colonia impiantando fabbriche di maiolica che ben presto frenarono il predominio della ceramica di Sciacca a quel tempo assai fiorente. Il trasferimento favorì, così, la nascita degli impianti degli stazzoni (botteghe) e dei forni.
Tra i primi maestri caltagironesi che si trasferirono a Burgio si ricordano: Antonio Merlo e suo figlio Giacomo, Matteo Maurici, Giovanni e Nicola Maurici.
Quest’ultimo, nel 1597, decise di vendere tutti i suoi averi a Caltagirone per trasferirsi a Burgio dove acquistava i vasi di terracotta dai “quartarari” che poi smaltava, dipingeva per venderli altrove. La presenza dei maestri di Caltagirone a Burgio fu significativa anche per la formazione che diedero a molti allievi che dagli esperti lavoranti, come Francesco Gangarella, impararono tecniche di lavorazione e di preparazione di smalti e di colori.
L’acqua, materia prima per la produzione della ceramica, era un bene prezioso così, per evitare scontri e tensioni, nel 1600 tra il Marchese di Giuliana e il Signor Lorenzo Gioeni Cardona di Burgio fu stipulato un patto per la cessione del diritto all’acqua agli abitanti della zona del fiume Garella. Tra questi figuravano numerosi “figuli”, i vasai, e ceramisti.
Le produzioni erano specializzate nella fabbricazione di utensili da cucina: burnie, barattoli, fiaschi, vasi, piatti, quartare, uniche in tutta la Sicilia.

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La cittadina di Burgio assunse ben presto notevole importanza mantenendola fino al XVIII secolo.
I reperti, molti dei quali provengono da collezioni private, testimoniano la scelta iniziale di colori fondamentali: il blu cobalto, il giallo paglierino, il verde ramina, il bianco stannifero per ornare i manufatti disegnando ornati vegetali e, talora, ritratti maschili o femminili.

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I manufatti fittili, cioè di terracotta, erano esportati nei centri vicini: a Giuliana, a Chiusa Sclafani, a Bisaquino, a Ribera, a Sambuca di Sicilia. In Sicilia era pure fiorente la cultura cavalleresca, presente nel resto d’Italia, e a Burgio trovò manifestazione anche nella rappresentazione iconica di personaggi storici antichi: Annibale, Claudio, Lucrezia.

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Tra i maestri burgitani più importanti si ricorda il signor Nicolò Lo Cascio che, tra il 1685 e il 1703, creò uno stile personale nella serie di vasi da farmacia. Per la religiosità di Burgio, per la presenza nel territorio di confraternite e di conventi di ordini religiosi maschili e femminili, per la presenza delle farmacie conventuali, per la presenza dell’ospedale, gestito dalla Compagnia della Misericordia o del Purgatorio nel XVII le decorazioni si arricchirono di motivi sacri di carattere devozionale: di santi, di martiri Famoso  è il Cristo in croce, del 1763.
Fiorenti erano i rapporti affaristici con i mercanti genovesi dai quali i figuli ricevevano piombo, cobalto e stagno, materiali indispensabili per la lavorazione della ceramica.
Il commercio di Burgio verso le coste liguri era prevalentemente legato al frumento siciliano. Per questo motivo, nella seconda metà del XVI secolo, figuli liguri si trasferirono a Burgio, ricco centro ormai della ceramica e zona ricchissima di argilla. A testimonianza di ciò, ci  furono i numerosi matrimoni contratti tra liguri e donne del luogo.
I mattoni di Burgio meritano un discorso a parte perchè sono opere di fattura sempre più raffinata. Tra il XVIII e il XIX secolo le botteghe locali intensificarono la propria produzione di mattoni per pavimenti decorati con luminose policromie presenti ancora oggi in alcune dimore anche di Palermo.
I colori erano sempre quelli tipici dei decori locali: il giallo paglierino, il verde ramina, il bruno manganese e il bianco stannifero.
Le forme erano geometriche con intrecci di disegni che richiamavano elementi naturali.

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I mattoni di Burgio servivano come decorazioni non soltanto per i pavimenti, ma anche per rivestire i campanili di molte chiese della Sicilia ed anche nei palazzi nobiliari e nelle case private. La ricchezza economica del tempo è testimoniata anche dalla bellezza e dalla maestosità dei palazzi nobili di cui Burgio è ricca.
Il declino di questa attività fu principalmente dovuto alla concorrenza di Napoli e di Vietri sul mare a partire dal XIX secolo.
Il progetto “Ceramica risvegliata” del Comune di Burgio è nato per rivitalizzare un antico mestiere, che rischiava di estinguersi, attraverso il recupero dell’antica tradizione. Grazie a un lavoro di ricerca storica è stata promossa l’apertura di nuove botteghe artigiane e sono stati istituiti corsi di formazione per ceramisti rivolti in particolare ai giovani.
L’istituzione del Museo della Ceramica di Burgio trae origine dalla volontà di salvaguardare e valorizzare una feconda attività svolta da maestranze locali che, nel corso dei secoli, si sono alternate nel rendere sempre più preziosa e apprezzata la produzione della maiolica di Burgio.

La Fonte: Il Web

NEL PROSSIMO ARTICOLO  LA STORIA DELLA CERAMICA DI SCIACCA

 

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