Jun 20, 2022 - Senza categoria    Comments Off on LA DIMORPHOTHECA ECKLONIS AGGRAPPATA AL RECINTO DELLA MIA CAMPAGNA A LICATA IN CONTRADA MONTESOLE.

LA DIMORPHOTHECA ECKLONIS AGGRAPPATA AL RECINTO DELLA MIA CAMPAGNA A LICATA IN CONTRADA MONTESOLE.

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Ho incontrato questa pianta, addossata al recinto della mia campagna, in contrada Montesole, a Licata.
In fiore per un lungo periodo dell’anno, dall’inizio della primavera e fino all’autunno inoltrato, è facile poterla ammirare.
Il suo nome scientifico è “Dimorphoteca ecklonis”.

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Nella stessa zona sono presenti altre margherite, molto simili alle dimorphotheche, ma di colore bianco e perenni, chiamate Osteospermum. Spesso i due generi vengono confusi.

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Nomi italiani della specie sono: “Dimorfoteca di Ecklon, Osteospermo di Ecklon, Osteospermo”, ma più comunemente è conosciuta come la “Margherita africana” perchè originaria delle Provincia del Capo, in Sud Africa.

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Etimologicamente il nome del genere “Dimorphotheca” deriva dal greco “δίς ” “due volte”, da “μορφή” “forma, apparenza” e da “θήκη” “cassa, scrigno, capsula”, significa capsule a due forme in riferimento al fatto che le piante di questo genere presentano dimorfismo sessuale.
Il nome della specie “ecklonis” è stato attribuito in onore del Dr. Christian Frederik Ecklon (1795-1868), botanico tedesco.
Questo genere comprende circa 20 specie, tutte originarie del Sudafrica, e giunte in Europa nell’ultimo quarto del XVIII secolo. Le specie più utilizzate sono: “Dimorfoteca eklonis, Dimorfoteca aurantiaca, Dimorfoteca pluvialis, Dimorfoteca barberiae, Dimorfoteca sinuata, Dimorfoteca calendulacea, Dimorfoteca chrysanthemifolia”.
I fiori sono di colore vario, anche perchè negli anni si sono prodotti numerosi ibridi.
Si possono vedere Dimorphoteche di colore bianco con centro blu, il colore tipico, ma anche giallo, arancio, salmone, rosa, viola; tutti i colori mostrano il disco centrale di colore contrastante, molto vistoso.
La Dimorphotheca ecklonis è una graziosa pianta erbacea, perenne, molto vigorosa e rigogliosa, appartenente alla famiglia delle Asteracee e coltivata in Italia a scopo ornamentale.
Essa è costituita da densi cespi di foglie quasi lanceolate, di colore verde chiaro, cerose e cuoiose, fra le quali spuntano numerosissimi fusti eretti dove sbocciano fiori simili a margherite, di diametro intorno ai 4-5 cm, di colore di viola.
I fiori sono capolini costituiti da un mazzetto di fiori centrali privi di petali, attorniati da fiori che portano un solo petalo a formare una corona.

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Fioriscono in primavera. Si riposano durante l’estate. Rifioriscono a settembre. Per ottenere fioriture abbondanti è utile recidere i fiori mano a mano che appassiscono. I fiori sono completamente sbocciati durante le ore di sole, semiaperti quando il sole smette di baciarli o se la giornata è nuvolosa.

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La Dimorphotheca ecklonis produce numerosi semi fertili, che possono vegetare l’anno successivo ottenendo altre piantine.
La riproduzione avviene per seme in primavera. In primavera o in estate è possibile praticare anche delle talee semilegnose. Nella stagione autunnale è possibile ricorrere alla divisione dei cespi.
La Dimorphotheca ecklonis si può coltivazione in vaso, per abbellire i balconi e le terrazze delle abitazioni private, ma anche in piena terra, per formare bordure e per adornare le aiuole dei giardini nelle zone di mare.

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E’ una pianta che cresce bene in ambienti caldi e soleggiati preferendo le zone sabbiose dove ha la capacità di assorbire la salsedine dal suolo. Tollera bene la mezz’ombra luminosa, soffre le basse temperature invernali.
Preferisce vegetare su terreni sciolti, freschi, fertili, molto ben drenati. Il substrato ideale è formato da una miscela di terriccio, di torba, di sostanze organiche e di sabbia in modo tale da garantire il corretto drenaggio.
Sopporta la siccità, ma, soprattutto nei periodi più caldi dell’anno, per favori una fioritura continua è bene innaffiare regolarmente e in abbondanza, evitando i ristagni idrici, che provocano il deperimento della Dimorphotheca, mentre nelle durante le altre stagioni si deve bagnare con moderazione. Periodicamente, è bene aggiungere all’acqua delle annaffiature un buon concime e di annaffiare solo se il terreno è asciutto.
Le Dimorphotheca ecklonis non necessitano di potature. Bisogna solamente eliminare le parti della pianta e le infiorescenze appassite per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie.

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Per quanto riguarda i parassiti e le malattie la pianta è frequentemente attaccata dalla mosca bianca, un piccolo parassita che provoca il deperimento della pianta, e dagli afidi che succhiano la linfa provocando l’appassimento di tutta la pianta.
Per impedire l’insorgenza di questi malattie è bene intervenire usando prodotti insetticidi specifici prima della ripresa vegetativa in modo tale da fornire una buona protezione.
La Dimorphotheca, come tutte le piante, può essere attaccata anche dagli insetti.
In particolare, la dimorphotheca può essere vittima degli afidi, altrimenti detti pidocchi delle piante, che succhiano la linfa dalle piante provocandone l’appassimento.
Nel linguaggio dei fiori la Dimorphotheca, come tutte le Margherite, indica “semplicità, innocenza, spontaneità, bontà, freschezza, purezza, e amore fedele”.
Grazie ad un’usanza comune nel Medio Evo ha assunto il significato di “ci devo pensare”.
Da qui derivò il significato di “abbi pazienza”.
Nella religione cattolica tradizionale significa “bontà d’animo”.
Una curiosità: nel romanzo Faust, scritto da Johann Wolfgang von Goethe nel 1808, una tal Margherita, avendo il cuore infranto, usando il solito sistema di strappare i petali del fiore, uno per volta, con andamento rotatorio da destra a sinistra, tenendo il gambo con l’altra mano, finché l’ultimo petalo rimanente non dia il verdetto finale di “mi ama o non mi ama”, domandava al fiore, che portava il suo stesso nome, se Faust l’amasse o meno. Da allora, questa forma popolare di profezia è continuata ovunque nel tempo in modo scherzoso.
Testimonianze scritte sulla Margherita, che risalgono ai tempi antichi, si trovano a Creta e in Medio Oriente. Esse descrivono l’uso medicamentoso che i romani facevano della Margherita.
Infatti, durante le campagne belliche, i medici portavano con loro sacchi colmi di Margherite. Con il succo dei fiori spremuti imbevano le bende per coprire le ferite dei soldati riportate durante i combattimenti.

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