Oct 1, 2021 - Senza categoria    Comments Off on LA CALENDULA ALGERIENSIS OFFICINALIS DAL FIORE ARANCIONE ABBONDANTEMENTE PRESENTE NELLA PERIFERIA DI LICATA

LA CALENDULA ALGERIENSIS OFFICINALIS DAL FIORE ARANCIONE ABBONDANTEMENTE PRESENTE NELLA PERIFERIA DI LICATA

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E’ il mese di aprile 2021. La presenza di questi fiori spontanei, dal colore arancione, è molto frequente in tutto il territorio di Licata ed io non posso fare a meno di fotografarli per la loro bellezza!

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Sono i fiori della “CALENDULA ALGERIENSIS OFFICINALIS”, pianta nota anche come “Oro di Maria” per le proprietà del suo infuso di alleviare i dolori femminili.
Altri sinonimi sono: “Garofano di Spagna, Fiorrancio, Calta, Margaita, Fior d’mort, Fior de San Peder, Calendria, Madalenis, Calandla, Fior d’ogni mese, Cappuccina, Primo fiore, Calenna, Mamlina, Catinedda, Frore de cada mese”.

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Il nome “Calendula” deriva dal latino “Kalendae”, “calende”, parola con la quale i Romani indicavano il “primo giorno del mese nel loro calendario. Ciò sta a indicare che la pianta fiorisce una volta al mese durante tutta l’estate. Un’altra ipotesi suppone che si chiami “Calendula” da “calendario”, poiché segna il ritmo del giorno aprendosi alle prime luci del mattino e chiudendosi al tramonto. La tradizione contadina vuole che, se al mattino i fiori sono chiusi, probabilmente pioverà. I latini e i greci erano soliti chiamare la “Calendula” “Solsepium” “ Seguace del sole” proprio per il fatto che i fiori di Calendula si aprono al sorgere del sole e si chiudono al calare del sole.

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La Calendula è un genere di piante erbacee, annuali, biennali o perenni, appartenenti alla famiglia delle Asteraceae. Sono molto diffuse in Europa mediterranea, in Africa e in Asia. Il genere comprende 12 specie di cui la più conosciuta è la Calendula officinalis.
Un elemento determinante per l’esatta identificazione delle varie specie è dato dalla forma del frutto “rostrato” se ricurvo e prolungato in una specie di becco privo di spine; “cimbiforme” se ricurvo, alato, ma privo di becco; “anulare” se molto ricurvo, spesso tanto da chiudersi ad anello, privo di ali e di spine.

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La Calendula algeriensis officinalis è una pianta erbacea annuale legata al suolo mediante una radice a fittone da cui partono numerose radichette laterali. Il fusto, con portamento eretto, variamente ramificato, angoloso, è alto circa 30 cm.
Le foglie, prive di picciolo, di colore verde, spesse, lanceolate, alterne e con il margine intero o leggermente dentato, sono ricoperte da una fitta peluria che le conferiscono un aspetto vellutato.
Le foglie inferiori sono più piccole e disposte a rosetta rispetto a quelle superiori, che rimangono più slanciate e più grandi.

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I fiori, ligulati, inseriti al termine dei rametti, di colore arancione, da cui il nome popolare “Fiorrancio” , sono riuniti in capolini e circondati da brattee. Tutta la pianta è ricoperta da peli scabri e da ghiandole.
La fioritura avviene ogni mese in ogni stagione dell’anno.

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I fiori e le sommità fiorite si raccolgono preferibilmente nei mesi di aprile-giugno e nei mesi di settembre-novembre.
La pianta, se strofinata, emana un gradevole odore.
I frutti sono degli acheni rugosi o muniti di aculei. Il seme, uncinato, ricorda una falce di luna.

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 La Calendula è diffusissima come pianta spontanea nelle regioni dell’Europa meridionale, in particolar modo lungo le coste del Mediterraneo, ma anche nelle località collinari, fino a 600 m di altitudine, nei prati e nei terreni incolti.
Gradisce vegetare su terreni sciolti e ricchi di sostanze organiche, ma teme i ristagni idrici, che favoriscono la presenza del fungo “Entyloma”, il cosidetto “carbone”,  che deposita sulle foglie una muffa bianca. Le foglie ingialliscono e muoiono. Teme anche l’attacco degli Afidi.
Ama l’esposizione diretta ai raggi del sole, sopporta il calore estivo e la siccità.
La Calendula officinalis, pur essendo una pianta spontanea, data la particolare bellezza del fiore, si più coltivare a scopo ornamentale donando colore e vivacità ai balconi, alle ville e ai giardini. Spesso è coltivata per le straordinarie proprietà officinali.
Infatti, una pianta ricca di storia e rappresenta un “concentrato di salute”.
Fin dai tempi  antichi è stata utilizzata dalla medicina naturale come rimedio fitoterapico proprio per le sue infinite proprietà curative in grado di intervenire su una serie di disturbi. Nell’antichità i guaritori le attribuivano poteri magici.
Della Calendula si utilizzano tutte le parti della pianta perché ricche di principi attivi quali: olio essenziale, vitamina c, flavonoidi, resina, mucillagini, triterpenoidi, steroli e carotenoidi.
Hildegard von Bingen ( 1098 – 1179), meglio  conosciuta come Santa Ildegarda, mistica benedettina, vissuta in Germania e studiosa di medicina, rese famosa questa pianta come rimedio per tante malattie. Ancora oggi in Germania la pianta è coltivata in maniera intensiva ed è iscritta nella farmacopea tedesca.
E’ considerata un ottimo antisettico, antispasmodico, cicatrizzante. Ha anche notevoli proprietà idratanti, emollienti e lenitive. La sua virtù fondamentale è l’utilizzo cosmetico sotto forma di creme naturali, per dare sollievo e per curare la pelle grazie a una decisa azione antinfiammatoria. I fiori freschi, leggermente tritati, possono essere applicati sulla superficie della pelle delicata.
Le foglie di Calendula hanno proprietà callifughe applicandole fresche più volte al giorno sulla parte interessata.
Per uso esterno le sue attività antinfiammatorie, rinfrescanti, emollienti e dermopatiche rendono la pianta il rimedio elettivo per le scottature, per le ferite,  per le ulcere della bocca e per le infiammazioni gengivali.
Gli estratti alcolici e acquosi determinano una leggera riduzione della pressione arteriosa e una riduzione dell’attività cardiaca.
In ambito ginecologico la Calendula ha azione antispasmodica nelle disfunzioni dell’apparato genitale femminile favorendo la regolarizzazione del ciclo mestruale e attenuando i dolori femminili.
L’olio di Calendula, ricco di antiossidanti e vitamina A, possiede proprietà lenitive. Ottimo da applicare sulla delicata epidermide dei neonati.
Per l’utilizzo della Calendula non sono note controindicazioni o effetti collaterali. Anche il rischio di allergia alla pianta è molto basso.
La Calendula è utile anche in cucina.
I petali e l’intero fiore possono essere utilizzati per preparare zuppe, risotti, insalate conferendo alle pietanze il caratteristico sapore amarognolo. I fiori in boccio possono essere raccolti e preparati come sottaceti. I petali essiccati sono usati per aromatizzare l’aceto o trasformati in deliziosi canditi.
La Calendula è un fiore molto utile. Attira gli insetti impollinatori, come api e vespe e bombi, interessati al nettare del fiore.
Il suo apparato radicale allontana i vermi nematodi dal terreno in modo naturale perché l’essudato radicale della Calendula è sgradito a questo parassita terricolo. I fiori sono usati per tingere con varie sfumature di giallo-arancio tessuti quali la lana e la seta.
La Calendula è stata una pianta citata anche dalla mitologia greca.
Un’antica leggenda greca racconta che la Calendula ha suggerito l’idea che questa pianta fosse simbolo “di sottomissione e di dolore”. Infatti, si narra che Afrodite crebbe con Adone, figlio di Mirra e Tia, poichè la madre Mirra, per punizione, era stata trasformata dagli Dei in un albero. Afrodite s’innamorò del giovane Adone. Marte, il dio della guerra, suo marito, si ingelosì. Marte, per vendicarsi, con l’intenzione di ferirlo a morte, scagliò contro Adone un cinghiale. Adone, ferito, fu accolto e protetto da Afrodite che lo nascose in una cassa affidandola alle cure di Proserpina, la regina degli Inferi. Proserpina, incuriosita dal contenuto della cassa, la aprì.
Anche Proserpina s’innamorò del giovane e bello Adone. Quando Afrodite le chiese la restituzione della cassa, Proserpina si rifiutò. Allora Afrodite chiese aiuto a tutti gli Dei dell’Olimpo per sanare il torto subito. Zeus, il padre degli dei, stabilì che Adone dovesse trascorrere una parte dell’anno con Afrodite, tra i vivi, e l’altra parte con Proserpina, tra i morti.
Quando Adone tornò negli Inferi, Afrodite pianse lacrime amare.
Le sue lacrime, cadute a terra, si trasformarono in tanti fiori di Calendula che, come Adone, sarebbe stata destinata a vivere periodi di vita alternati a periodi di morte.
Per questo motivo, nell’Ottocento, il fiore di Calendula era sempre associato a simbologie tristi causate da pene d’amore.
La Calendula è da sempre stata associata al dolore e al rancore. In particolare, per i messicani è il fiore simbolo della morte. Infatti, una leggenda narra che le Calendule, portate dai conquistatori, si siano sviluppate e diffuse nel territorio messicano a causa del sangue versato dagli indigeni, vittime della colonizzazione dei bianchi.
Per gli inglesi la Calendula è simbolo di gelosia.
Infatti, secondo le credenze popolari, le donne non sposate, che non sono mai state amate da nessuno, alla loro morte si trasformano in Calendule gialle dalla rabbia. Tuttavia, il suo lato triste e malinconico, che lega il fiore alle pene d’amore, alla gelosia e al rancore, trova la sua giustificazione nelle eccellenti proprietà curative.
Anche William Shakespeare nel sonetto XXV nomina il fiore di Calendula:

Coloro che hanno le stelle favorevoli

“Coloro che hanno le stelle favorevoli

si vantano pure di pubblici onori e di magnifici titoli,

mentre io, cui la fortuna nega un simile trionfo,

gioisco, non visto, di ciò che più onoro.

I favoriti dei grandi principi schiudono i loro bei petali

Come la calendula sotto l’occhio del sole,

e in loro stessi il loro orgoglio giace sepolto,

poiché, a un cipiglio, essi nella loro gloria muoiono.

Il provato guerriero, famoso per le sue gesta,

sconfitto che sia una volta pur dopo mille vittorie,

è radiato per sempre dal libro dell’onore,

e dimenticato è tutto ciò per cui si era impegnato.

Allora felice io, che amo e sono riamato

da chi non posso lasciare, né essere lasciato”.

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In questo sonetto Shakespeare insegna che la vita vale solo se si pongono in essa i semi per far crescere l’amore. L’amore è più importante di qualsiasi altra cosa. Senza l’amore non c’è nulla per cui valga la pena di vivere e di lottare. I giorni sono stati trascorsi inutilmente senza amare ed essere amati!
E non c’è nulla di ciò che è terreno che può eguagliare il sentimento e la gioia dell’amore, vero alimento del fuoco della vita.
Si vantino, dunque, i principi e i signori delle loro glorie e delle loro ricchezze, mostrandole al mondo intero, ma nessuna gloria terrena sarà mai uguale alla forza che un sentimento d’amore può dare agli esseri umani.
Occhi di chi amiamo, specchio del puro sentimento, guardarli è già ricchezza che né oro né argento potranno eguagliare!
Nel linguaggio dei fiori la Calendula simboleggia “sofferenza, dolore, pene d’amore”.

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