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“AMOR” LA POESIA DEL PROF. CARMELO DE CARO

“AMOR” LA POESIA DEL PROF. CARMELO DE CARO

“Amor” è la poesia che il prof. Carmelo De Caro scrisse nel 1965 e pubblicata nel suo libro “SINTITI, SINTITI”.

 AMOR

Bianca, tersa, vecchia luna,

non far la spia,

nella calda notte

quando bacio lei

non arrossire.

Se le dico t’amo

ti prego, non guardar,

ma dì al vento

di suonar mille violini

a all’onda smeralda

di brillar come non mai.

Bianca, tersa, vecchia luna,

accendi stasera

tutte le stelle,

voglio il cielo in abito da sera,

e voi, laggiù, sull’acqua,

cantate il vecchio coro

aspettando che le reti

di guizzante argento sian piene,

e tu, vecchio granchio brontolone

non ti meravigliar

s’ella è con me stasera.

31/12/1965

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Ogni anno il calendario ripropone ricorrenze che vengono celebrate con gioia o con tristezza.
Il 22 Maggio è il giorno che ricorda Carmelo De Caro ritornato alla casa del Padre.
E’ un giorno di grande fede nel quale il dolore per la sua morte è sostenuto dalla speranza cristiana.
Da Cristo Gesù ha ricevuto la vita eterna passando dalla morte terrena alla vita immortale.
Infatti Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (Gv. 5, 24-25).
A Marta, che piangeva per la morte del fratello Lazzaro, Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?” Gli rispose:”Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (Gv. 11, 25 -27).

CARMELO DE CARO, descritto dagli amici nel suo libro “Sintiti, Sintiti

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Chi ha conosciuto Carmelo De Caro ne ricorda sicuramente lo sguardo acuto, vivo. Non era necessario porgli domande.
Le risposte giungevano rapide e sicure.
Si trattasse di un problema matematico o di un argomento di scienze o di tecnica, non c’erano dubbi.
La soluzione era pronta, a portata di mano. Se poi si trattava di didattica o, in specie, di didattica della matematica per i preadolescenti delle medie o gli adolescenti delle superiori, ancora meglio: metodologia chiara, operativa, senza fronzoli, essenziale ed efficace.
Se infine si faceva scienza, le ricerche sul campo, il laboratorio, gli esperimenti, le immagini, le videocassette, l’elaboratore non c’erano dubbi.
Un docente amabile ed amato, capace, di spessore, e sensibile, eccezionalmente sensibile: i ragazzi e le ragazze, anche se a volte difficili, lo apprezzavano, lo rispettavano, gli volevano un mondo di bene.
E il suo rigore e il suo essere esigente, preciso, puntuale, senza sconti, non pesavano: compensavano con la disponibilità e con la comprensione.
Sapevo di Carmelo De Caro docente. Sapevo di lui uomo pulito, aperto, ambientalista senza schemi, sportivo leale e curioso, appassionato di archeologia e di mare, sempre attento ai fatti scientifici e sociali, perché le scienze sono e non possono non essere che al servizio della società e dell’umanità.
Scopro ora, a distanza di anni, che era anche poeta e narratore, giovane che si fa adulto e avvia una riflessione, che è un misto di speranza e il contrario di essa, su se stesso, sulla sua vita, sulla coscienza del suo stato.
Lo scopriranno con piacere i tanti amici che si troveranno tra le mani il libro “Sintiti, Sintiti”,e anche quanti si avvicineranno per la prima volta a questa figura semplice, lineare, ma versatile, dagli orizzonti mai chiusi.
Carmelo De Caro soffriva fisicamente, ma combatteva la sofferenza con l’intelligenza, con il cuore, con l’amore grande per la vita.
Non si rassegnava, reagiva: “Mandami il dolore,/ Labbraccerò, compagno / di viaggio inseparabile”.
Si apriva alla moglie affettuosa, agli amici cari, ma senza lamenti, con il sorriso, e lanciava proposte, iniziative, progetti.
Nei momenti di stanchezza, scandiva il ” lento fluire del tempo” e chiedeva alla luna di accendere le stelle: bianca, tersa, vecchia luna, / accendi stasera tutte le stelle, / voglio il cielo in abito da sera”.
Guardava le pietre provate da mille temperiee si desiderava comunissimo passero che “ saltella di tegola in tegola”.
Si vedeva infine,”là dove riposa cullato dalle morbide ombre avvolgenti/ del falso pepe il padre di mio padre”.
Leggere le righe che Carmelo De Caro non ha avuto modo di rivedere, e che vedono ora la luce, è un tornare indietro nel tempo, ma anche un muoversi in avanti. Ricordare è anche vivere e, attraverso queste righe di poeta e narratore di polso impegnato a maturare la sua esperienza, riviviamo una stagione che è anche nostra e che può essere di tutti: una stagione di sofferenza, ma anche di amore, intelligenza, volontà di essere uomini fino in fondo. Grazie, Carmelo.
Carmelo Incorvaia, già dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “A. Bonsignore” di Licata

L’Associazione Archeologica Licatese, partecipa al commosso ricordo che, attraverso la pubblicazione di questi scritti, la moglie rivolge a Carmelo a tanti anni dalla prematura scomparsa.
Rimangono vivi nella mia memoria la lunga frequentazione iniziata in seno all’Associazione e il rapporto di cordiale amicizia che si instaurò immediatamente e che rimase sempre reciprocamente vivo.
La passione per lo sport subacqueo aveva avvicinato Carmelo e il Centro Attività Subacquee, di cui era presidente, all’archeologia sottomarina e a instaurare l’appassionata collaborazione con l’Associazione Archeologica Licatese per la valorizzazione del patrimonio culturale licatese.
L’insorgere prima e il progredire successivamente della malattia, lo costrinsero ad abbandonare anzitempo lo sport a lui tanto caro, e a dedicarsi con impegno all’Associazione collaborando intensamente a tutte le sue attività, soprattutto a quelle rivolte alla realizzazione del nuovo Museo Archeologico nella nostra città.
Chi ha avuto modo di frequentarlo, in tutti quegli anni, ne ricorda l’impegno e la generosità, come quelli profusi per l’avvio della Cooperativa “Alicata”, fondata all’interno dell’Associazione con la finalità di dare un futuro ai soci più giovani privi di lavoro, e di cui fu il primo, disinteressato, presidente.
Ma non solo in questo fu d’esempio a tutti coloro che lo frequentarono: lunghi anni di sofferenze sempre più gravi ed evidenti, non spensero in Carmelo la disponibilità verso gli altri e non ne fecero neanche una vittima della vita, da commiserare.
Una sofferenza vissuta all’interno, mai fatta pesare sugli altri. interiore Ritengo che la sua forza interiore sia stata un grande insegnamento per tutti coloro che lo conobbero: non un lamento, non un segno di vana ribellione contro un destino certamente non generoso, uscì mai dalle sue labbra.
Desidero sottolineare, degli scritti di Carmelo, l’aspetto intimistico delle poesie, forse neanche concepite per la pubblicazione e quello invece didascalico dei racconti, che nascono, oltre che per il diletto personale, proprio con l’intento di raccogliere e tramandare credenze, fatti e personaggi popolari: “A trovatura”, “Sintiti! Sintiti”, “Michelangelo”, “Mastro Cola e lo zolfo”, hanno le loro radici nel passato di questa terra, dalla quale Carmelo è stato orgoglioso di derivare.
Nel leggere le poesie mi ha colpito ritrovare due stesure dello stesso testo, con titoli diversi.
La prima stesura, con il titolo “Il muro”, datata ottobre 1996, composta per la morte della cugina Danila.
La seconda stesura, con poche variazioni, datata maggio 2000, e intitolato “Mondo di silenzio”. Non so quale necessità abbia spinto Carmelo, a pochi giorni dalla conclusione della sua vita terrena, avvenuta il 22 maggio del 2000, a riprendere quel testo, nel quale, alla rabbia che chiude la sua prima stesura, si sostituisce la disillusione della fine, alla quale si sentiva, probabilmente, ormai vicino.
Pietro Meli Associazione Archeologica Licatese

Un filo sottile, ma gentile, lega la tematica di questi versi e racconti: la visione ottimistica del mondo, il sentire cioè oggettivamente una realtà seguita, per ragioni logiche, da altre in modo forte e con una tensione emotiva quasi fanciullesca che spinge l’autore e caro amico verso una luce di bontà e di amore.
Carmelo De Caro, al quale sono legato da profonda stima e grande affetto, lascia, con questi scritti, il suo personale messaggio catartico di assoluta pace e armonia verso questo piccolo mondo.
L’amore che lo lega alla sua terra, al suo amato paese, è la testimonianza reale di un valore inestimabile e mai fragile: la libertà dei sentimenti. Angelo Biondi Sindaco della città di Licata

Carmelo, mio carissimo e indimenticabile amico, tardi, molto tardi ti ho conosciuto!
Questo poco tempo mi è stato sufficiente per conoscere e apprezzare le tue grandi doti di animo e di intelligenza.
Subito ho richiamato alla mia mente il tuo papà, il caro Totò De Caro, apprezzato concittadino licatese per la sua moralità, per la sua arte e per la sua genialità.
Tu hai riportato tutte le sue doti di intelligenza e le hai meglio sviluppate servendoti dei mezzi moderni.
Hai sviluppato queste doti soprattutto nel tratto umano, nella professione di docente valente e scrupoloso, ancora nell’accoglienza e nel trattare come fratello il ganese Joseph che hai curato, sollevato, assieme alla tua cara Nella, materialmente e moralmente accogliendolo a casa tua.

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Ti guardavo e ti ammiravo quando ti venivo a trovare in casa e mi facevi subito i lavori al computer per il nostro Oratorio e per la nostra Parrocchia Santa Barbara.
E’ stato il tuo giocattolo preferito, lo manovravi con destrezza e ne ricavavi tanta soddisfazione per le cose meravigliose che ne tiravi fuori. Quando hai cominciato a navigare in Internet, ti sentivi immerso nel Creato, spaziavi a destra e a manca e qui, con la tua grande fede, lodavi il Signore. Carmelo, grande è stata la tua fede.
Fede che ti ha dato sempre coraggio, pazienza, forza soprattutto nella tua sofferenza sempre crescente e che ti ha accompagnato fino alla fine.
Carmelo, ti ricordo così e più ancora porto per sempre con me il tuo sorriso, il tuo sguardo penetrante e il tuo abbraccio nel quale ancora mi sento stretto.
Padre Cologero Bonelli Tuo Parroco della parrocchia di Santa Barbara.

“Se il chicco di frumento caduto a terra non muore, rimane solo, se muore, invece, produce molto frutto”(Giovanni 12,24).
Non si può produrre vita senza dare la propria. La vita è frutto dell’amore e non sgorga se l’amore non è pieno, se non giunge al dono totale.
Amare è donarsi senza lesinare, fino a sparire, se necessario, come individuo.
Nella metafora del chicco di frumento che muore in terra, colgo, caro Carmelo, amico mio, tutta la tua vita, la tua sofferenza vissuta e la morte come condizione perchè si liberasse tutta l’energia vitale che contiene.
Carmelo, ti ho conosciuto in vita gli ultimi anni della tua sofferenza e adesso conosco ancor più le mille potenzialità che possedevi molte di più di quante ne apparivano. Si, perchè il dono totale della tua vita le ha liberate e con questi tuoi scritti si esercitano in tutta la loro efficacia.
Il frutto comincia nello stesso chicco che muore, colgo la tua morte come il culmine di un processo di donazione di te stesso; ultimo atto di una donazione costante a chi ti legge in questi scritti e che sigilla definitivamente la dedizione rendendola irreversibile. Padre Gaspare Di Vincenzo

Carmelo, amico, fratello, compagno di vita e di avventure. Riunendoci sotto le grandi ali del “Centro Attività Subacquee”di Licata, sei stato il nostro insostituibile coordinatore e maestro, insegnandoci i valori dell’amicizia, della cordialità, della lealtà umana e sportiva, guidandoci, con la tua inesauribile volontà e tenacia, a calcare gli scenari dei campi di gara locali, provinciali, regionali.e nazionali.
Cosi come hai vissuto, sei andato via delicatamente, in punta di piedi, lasciandoci orfani del tuo buonsenso e abnegazione, dei tuoi consigli e delle tue esperienze maturate e vissute.
Memori di quanto ci hai insegnato e donato, fraternamente, ti ringraziamo e ti salutiamo con un arrivederci, poiché presto o tardi saremo nuovamente insieme, facendoti inoltre sapere (ma crediamo che tu già lo sappia) che in questa vita terrena rimarrai per sempre nei nostri cuori.
Ci hai semplicemente preceduto in mari più calmi e tranquilli, essendo pioniere della nostra grande famiglia, (speriamo) in una nuova vita eterna e serena.
Matteo Re Per il gruppo del“Centro Attività Subacquee”

Nella Scuola Media “Antonino Bonsignore” di Licata il nome del prof, Carmelo De Caro è sempre vivo perché il 15 settembre del 2004 gli è stata intitolata l’aula di informatica.

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l’Ex sindaco di Licata Angelo Biondi

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L’ex preside della Scuola  Media A. Bonsignore Carmelo Incorvaia

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 Padre Gaspare Di Vincenzo

 Il ricordo dell’alunna Carmela Grillo Decaro: che meraviglioso ricordo è venuto fuori, mio caro ed indimenticabile prof. Carmelo De Caro!
Io, alunna di scuola media e tu un’insegnante come pochi altri. Impeccabile la tua umiltà, memorabile la tua generosità che mettevi a disposizione di tutta la classe, non di meno il tuo ESSERE INSEGNANTE.
Non sapevo della tua dipartita avvenuta cosi prematuramente e così, alla gioia di scoprire che parlavano di te, si è aggiunta l’amara notizia della tua perdita. Ma chi vive nel cuore degli altri non muore mai. Prof. non morirà mai il ricordo della tua gentilezza, di quel sorriso che si nascondeva dietro ai tuoi grandi occhiali, le nostre chiacchierate durante la ricreazione.
Quanto tempo è passato e quante cose son cambiate dall’ora; oggi ne avrei di cose da raccontarti, di quella scienza che continua a incuriosirmi e a sorprendermi.
Avrò, ancor di più, cura di quei ricordi e del tuo esempio di resilienza che mi hai lasciato.
Grazie mille professoressa Nella Seminara per questo articolo che ha pubblicato e condiviso nella memoria di un Grande Uomo.
Spero accetti il mio forte abbraccio che desidero La raggiunga con tutta la stima che provo.
P.S Accanto ad un Grande Uomo c’e sempre una Grande Donna. Grazie. Grazie.

Carmelo De Caro è nato a Licata il 03/01/1945 da una famiglia di artisti, pittori e scultori noti. Città che ha amato e dove ha scelto di vivere e di operare.
Laureato in Scienze Naturali presso l’Università di Palermo,

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ha iniziato la sua carriera scolastica all’Istituto Tecnico per Geometri di Agrigento, ha continuato il suo lavoro all’Istituto Magistrale di Casteltermini, ha insegnato per molti anni nella Scuola Media Statale “ Luigi Milani” di Palma di Montechiaro, fermandosi per oltre un ventennio nella Scuola Media Statale “Antonino Bonsignore”, oggi Istituto Comprensivo di Licata fino al 1996.
E’ stato un professore molto apprezzato per la preparazione culturale, per la disponibilità al dialogo, per la collaborazione e soprattutto per la sua grande umanità.

https://www.youtube.com/watch?v=00GEOqnHjZ0&t=136s

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Innamorato della Natura, del mare innanzitutto, ha praticato per molti anni lo sport subacqueo dirigendo il circolo sportivo “Centro Attività Subacquee”di Licata.

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Ha costituito e diretto per un lungo periodo anche la Sezione Provinciale FIPS di Agrigento coordinando tutti i circoli sportivi della provincia, partecipando e organizzando gare di pesca di vari tipi a livello provinciale, regionale e nazionale.

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https://www.youtube.com/watch?v=dXawgoVNVLA&feature=youtu.be

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E’ stato anche un attivo e valido collaboratore dell’Associazione Archeologica Licatese per la realizzazione del Museo Archeologico.
Si è impegnato pure nel volontariato collaborando con l’associazione “Centro 3P”, con l’Oratorio e con la parrocchia di Santa Barbara.
Marito affettuoso, ha saputo instaurare con la moglie un intenso rapporto di stima, fiducia, fratellanza, amicizia, solidarietà e amore.
Sostenuto dalla fede, ha accettato con pazienza e forza la sua sofferenza fisica arrendendosi il 22/05/2000.
E’ sepolto, assieme al papà Salvatore, alla mamma Dorotea Lauria, al cimitero di Marianello a Licata.

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R.I.P. Amen.

 

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